
Alle 3:00 di questa mattina (ora italiana) DJI ha presentato ufficialmente il nuovo Mavic Air 2, erede dell’apprezzatissimo Mavic Air. Risulta immediatamente evidente come la casa cinese abbia deciso di uniformare la propria gamma di prodotti, allineando anche l’estetica di questo modello a quella dei “fratelli maggiori della serie PRO”, così come era successo con il Mavic Mini, che ha preso il posto dello Spark.
Cresce in peso e dimensioni rispetto al modello precedente: 180x97x84mm con un peso di 570g, contro i 168x83x49mm e 430g del vecchio Air, pur restando ben lontano dalle dimensioni del PRO, ovvero 214x91x84mm per 905g. Ma non sono soltanto le dimensioni a crescere, anche le prestazioni hanno avuto un notevole boost.
Partiamo dall’autonomia, che DJI dichiara addirittura superiore a quella della serie PRO: ben 34 minuti in volo senza vento e 33 minuti in hovering, grazie alla batteria LiPo da 3500mAh. Anche la distanza massima dichiarata è notevole, ben 18,5Km, mentre la tecnologia OcuSync 2.0 permette un ritorno video ottimale fino a 10km. L’altezza massima raggiungibile dal drone è di 5000m s.l.m. e, a seconda delle modalità di volo impostate, la velocità massima orizzontale varia da 5 a 19m/s, con una resistenza al vento di livello 5. Ovviamente le frequenze operative sono sia sui 2.4Ghz che 5.8Ghz ed il drone è equipaggiato con sistema di navigazione GPS+Glonass.
Ma passiamo al comparto fotografico. Lo stabilizzatore meccanico a 3 assi supporta una fotocamera con sensore da 1/2″ da 48Mp di tipo QuadBayer, che può operare come sensore classico a 48 megapixel o accorpare 4 pixel in uno per scatti da 12 megapixel in condizioni di scarsa illuminazione o ad elevata gamma dinamica. L’obiettivo ha un FOV di 84°, apertura f/2.8 e un range ISO da 100 a 6400. Non manca la possibilità di registrare in 4K UHD a 60 FPS, con un bitrate di 120Mbps. Inoltre con il prossimo aggiornamento, verrà inserita la possibilità di registrare in Hyperlapse a 8K.
Il sistema anti-collisione è composto da 6 elementi principali: due sul frontale, rilevano ostacoli a circa 40 cm, due sul retro e due sotto, di fianco ai quali c’è anche un ulteriore sensore Time Of Flight. Quest’ultimo viene usato in fase di atterraggio, per avere non solo la distanza ma anche una mappatura 3D della zona su cui si sta atterrando, quindi la certezza che ci sia un piano. APAS 3.0 (Advanced Pilot Assistance System) funziona egregiamente con i sistemi smart flight, come l’active tracking ed il follow me.

Cresce notevolmente anche il radiocomando, molto più grande rispetto al modello precedente, ma più solido ed ergonomico, con una autonomia di circa 240 minuti. Al centro del radiocomando troviamo un selettore che permette di passare in modo rapido dalla modalità di volo normale a quelle Sport e Tripod: la prima permette di raggiungere le massime prestazioni in termini di velocità e manovrabilità (fino a 19 m/s – 68 km/h), mentre la seconda rende i movimenti del drone più lenti e fluidi ed è ottima per riprese molto stabili e cinematografiche. Sono forniti in confezione cavo USB-C, Micro USB e Apple Lightning per la connessione del radiocomando allo smartphone.

Veniamo ora ai prezzi: 849€ per la versione base e 1049€ per la versione Combo Fly More.
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Cosa ne pensate di questo nuovo gioiellino di casa DJI?