
La notizia che fa più scalpore, in questi giorni, riguarda il divorzio forzato tra il colosso cinese Huawei e l’azienda di Mountain View, Google, a seguito delle recenti prese di posizione del presidente Americano nei confronti dei rapporti commerciali con la Cina. A seguito dell’inserimento della multinazionale cinese nell’entity list, motivata da sospetti di spionaggio a danno degli USA.
Diverse voci hanno fatto il giro del web, in maniera incontrollata, con il pretesto di dare una chiave di lettura “veritiera” in merito all’embargo. Per qualcuno dietro questa decisione c’è la necessità di fermare la crescita del secondo produttore mondiale di smartphone, che ha distanziato la Apple lasciandola “solo” in terza posizione. Per altri esiste la concreta possibilità che Huawei abbia sfruttato le proprie infrastrutture per spiare dati sensibili. Un’altra versione, ancora, riporterebbe che Huawei avrebbe “cospirato consapevolmente e volontariamente per esportare, vendere e fornire beni, tecnologie e servizi (servizi bancari e altri servizi finanziari) dagli Stati Uniti all’Iran senza ottenere una licenza come richiesto dai regolamenti dell’OFAC sulle transazioni e le sanzioni in Iran (31 CFR parte 560)”.
Di certo c’è che, a valle di questo provvedimento, le azioni Huawei hanno subito una forte flessione. Solo nel Regno Unito, ad appena 24h dalla divulgazione della notizia, è stato registrato un aumento del 154% delle richieste di permuta di dispositivi Huawei, mentre in Spagna, in 36 ore, sono stati cancellati 150000 ordini relativi a smartphone del brand. E scenari analoghi si sono ripetuti in tutto il mondo.
Ma quale è, in effetti, la situazione per i possessori di device Huawei?
La sospensione dell’accordo con Google comporta l’impossibilità di avere, sui futuri modelli dell’azienda cinese, la versione completa del sistema operativo Android, con la conseguenza che i supporti alle applicazioni proprietarie Google (Maps, Play Store, Gmail, YouTube, Chrome), ma anche ad applicazioni come Facebook, Whatsapp ed Instagram non saranno più garantiti.
Mentre per chi ha già un device Huawei saranno garantite almeno le patch di sicurezza, chi ha puntato i prossimi smartphone annunciati dalla casa cinese potrà trovarsi davanti un device privo di Android, impossibilitato a supportare le app principali.
C’è da dire, tuttavia, che la stessa Google non sembra vedere di buon grado questa separazione forzata che, ovviamente, comporta grossi svantaggi anche per la divulgazione del suo sistema operativo. I due colossi, ad ogni modo, hanno raggiunto un accordo, grazie al quale la collaborazione sarà garantita fino ad Agosto 2019.
Entrambe le parti sperano in una soluzione prima di tale scadenza, ma il governo Trump non sembra dare speranze in merito.
Voi cosa ne pensate?
Premetto che sono un possessore di smartphone Huawei ormai da 6 anni, ho cambiato tre modelli e per il mio utilizzo ne sono sempre stato soddisfatto.
Detto questo sinceramente la posizione assunta dagli USA mi sembra anacronistica e ipocrita…ma perfettamente in linea con la politica dell’attuale governo.
Siamo in un techblog e quindi evito ogni approfondimento politico, ma il mio timore è che la stessa situazione potrebbe estendersi ad altri marchi cinesi partendo da Xiaomi, per cui ad oggi devo confessare mio malgrado che non acquisterei un cellulare di marca cinese.
Anche perché ancora non mi è ben chiaro quali siano tutte le effettive limitazioni che dovrebbero subentrare, solo problemi di aggiornamento (cmq gravi nel medio periodo) oppure una completa e immediata impossibilità di utilizzo di alcune applicazioni?
Ciao Francesco, per quanto riguarda le limitazioni il discorso è relativamente semplice. Su tutti i modelli venduti fino ad ora e su quelli in giacenza, sarà possibile far girare tutte le attuali applicazioni Google senza ricevere, tuttavia, futuri aggiornamenti. Per i modelli futuri, invece, dal momento che sarà possibile accedere solo alla piattaforma base di Android (open source), i produttori non potranno fornire le applicazioni proprietarie Google (maps, gmail, etc..) e non potrà essere garantita la compatibilità con i maggiori social. Se teniamo in conto del fatto che Huawei è, attualmente, il secondo produttore mondiale di smartphone, sicuramente questa limitazione impatta pesantemente anche la stessa Google, nonché tutti i fornitori di componenti hardware americani, che sono stati costretti a loro volta a cessare qualsiasi tipo di collaborazione commerciale. Dobbiamo solo sperare che il governo Trump faccia un passo indietro, visto e considerato che questo embargo colpirà una miriade di produttori di device hi-tech!